Tra epidemie, disastri ambientali, tensioni politiche e sociali porta al 2020 come un momento di transizione. Il mondo della cultura in questa fase di tensione e insicurezza che ruolo gioca? Da qui parte il pensiero del festival per la comunicazione della trentanovesima edizione. Un visual distopico e una palette cromatica satura e che mette in tensione la stabilità emotiva degli individui. Qualcosa si è rotto, è inevitabile
Scomposizione verticale. Tormenti, paure e immagini si accostano sfasati, raccontando ciò che provava davanti al cinematografo Eleonora Duse, tra le più grandi attrici tra Ottocento e Novecento. A lei è dedicata l’edizione 2019 dell’Asolo Film Festival. A lei il compito di praticare un taglio netto nella tradizione della storica rassegna di film dedicati all’arte. Ed essere protagonista di un rinnovamento totale. Frammentazione, alterazioni cromatiche, movimenti sincronici. Il volto di Eleonora Duse disegna identità visiva, catalogo, allestimenti interni ed esterni del Festival. Un design che si moltiplica in tutta la città e nel bianco scolpisce una frase: il cinematografo mi fa paura.